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Pasticcio di biscotti

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Chi ha un sito web o comunque è molto presente in rete, dunque buona parte dei lettori di queste nostre pagine, nei giorni scorsi non può non essersi trovato a dover fronteggiare la questione della nuova normativa sui cookie.

Evito di riprendere l’argomento dalla base spiegando i principî fondamentali di questa normativa; sono già usciti decine di ottimi articoli di colleghi giuristi esperti di privacy che hanno ben chiarito la faccenda (uno per tutti Ernesto Belisario su CheFuturo!).

Mi interessa di più in questa sede dare spazio ad alcune riflessioni di professionisti del web con cui ho il piacere di essere in costante contatto e che hanno emblematicamente rappresentato le perplessità che tutti noi nutriamo a riguardo.

Uno dei più sagaci è stato Francesco Leonetti di EspertoWeb.it e Epubeditor.it, che ha definito la cookie law come la paranoia fatta legge e in uno status Facebook del 26 maggio scrive:

Voglio applicati gli stessi criteri al mondo fisico. Voglio che la telecamera di sorveglianza all’incrocio di Via Milano, riconosca il mio volto e quando mi riprende lo oscuri automaticamente. Invece quella di Via Bari, mi sta bene che mi registri.

E in un più recente status, fa notare che il meccanismo del banner a comparsa normalmente utilizzato per informare sull’uso dei cookie non è il più congeniale. Infatti, se l’utente ha installato un sistema adblocker, il banner passa per pubblicità molesta e quindi non visualizzato.

Di conseguenza, se per informare l’utente sui cookie usiamo una tecnica da spot pubblicitario, l’utente che ha deciso a priori di bloccare ogni forma di pubblicità di fatto non viene informato dell’utilizzo dei suoi dati a scopo di marketing da parte del sito su cui si trova. Un paradosso.

Un altro professionista del web, Marco Brambilla CEO di CommonSense, risponde con spirito provocatorio all’insensata complicazione burocatica con ulteriori artificiose complicazioni.
 

Marco Brambilla sulla cookie law

Combattere la burocrazia con la burocrazia. L’idea di Marco Brambilla di CommonSense.

Ma nello stesso tempo Marco, non celando un po’ di rassegnazione, sottolinea quanto previsioni normative come questa non siano altro che il pane quotidiano per coloro che da lavoratori autonomi o da piccoli imprenditori cercano di tenere in piedi la loro attività nonostante un sistema legale e fiscale non sempre amico.

Pensate che la c.d. “Cookie Law” sia una legge eccessivamente prescrittiva e restrittiva, a cui è difficile ottemperare coi mezzi che avete a disposizione, che genera complessità ma non risolve il problema, con pene sproporzionate ai piccoli business, che richiede ulteriori chiarimenti e per la quale gira voce non verranno erogate sanzioni, ma di certo non si sa nulla e quindi bisogna adeguarsi? Benvenuti nell’universo normativo di commercialisti e imprenditori.

E pensare che tecnicamente la cosa si sarebbe potuta risolvere semplicemente agendo sul lato dei browser e facendo adeguata attività di formazione e informazione presso gli utenti della rete, come è suggerito da Duccio Armenise di NemboWeb (nonché mio consulente per tutta la parte tecnologica di JurisWiki).

Tutti i browser, e dico tutti, hanno fra le loro opzioni la possibilità di visualizzare i cookies installati da ciascun sito, cancellarli e scegliere se accettarli o meno. Quindi, se questo sito sta installando un cookie sul browser che stai utilizzando, lo sta facendo solo perché tu, o un precedente utilizzatore dello stesso browser, gli avete dato il permesso di farlo.

Insomma, sono molti i professionisti del web a percepire come poco sensata questa nuova riforma. E alcuni si sono già attivati per promuovere petizioni affinché il legislatore italiano (e forse anche quello europeo, cui si riferiva recentemente Luca Accomazzi) torni sulla strada del buon senso: ad esempio ce n’è una lanciata dallo stesso Duccio sulla piattaforma Change.org e un’altra invece legata all’apposito sito Bloccailcookie.org. Ma sono sicuro che ne spunteranno delle altre.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.


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